L’IPOVISIONE

In ambito oftalmologico, oltre alla necessità di far divenire la prevenzione parte integrante e strutturale del sistema sanitario, è forte il bisogno di diffondere maggiormente, a più livelli, la cultura della riabilitazione visiva degli ipovedenti.

L’ipovisione è una condizione di marcata e permanente riduzione della funzione visiva bilaterale che limita l’autonomia dell’individuo. Non potendo essere completamente corretta con lenti o trattamenti medicochirurgici, può ostacolare in modo più o meno severo il pieno svolgimento della vita di relazione, la conduzione di una normale attività lavorativa, il perseguimento delle proprie esigenze e aspirazioni di vita.

L’ipovisione oggi

L’Organizzazione Mondiale della Sanità da anni ribadisce che l’ipovisione costituisce, allo stato attuale, un problema prioritario per i Servizi Sanitari di tutti i Paesi. Essi sono chiamati, davanti alla drammaticità del fenomeno, a organizzare programmi di intervento non solo a livello di prevenzione e trattamento, ma anche e soprattutto in termini di riabilitazione.

Perché l’ipovisione aumenta?

Le cause sono molteplici: al primo posto figura sicuramente l’invecchiamento della popolazione mondiale (in Italia la speranza di vita attuale alla nascita è di 80,6 anni per gli uomini e 85,1 anni per le donne). In Italia, ogni 100 giovani ci sono 161 anziani. Altre cause, non meno importanti, sono il miglioramento della prevenzione e delle terapie possibili in campo oftalmologico, per cui gravi patologie che in passato portavano alla cecità assoluta, oggi vengono bloccate allo stato di ipovisione. Inoltre, l’assistenza migliorata ai neonati prematuri ne ha aumentato la sopravvivenza, ma anche i livelli di disabilità.

Chi è il soggetto ipovedente?

L’ipovisione è una condizione che incide sul benessere globale della persona e ne riduce la qualità di vita perché lo limita nella maggior parte delle attività quotidiane.

Le reazioni più comuni alla malattia oculare causa dell’ipovisione sono rabbia, paura, ansia, sconforto, tristezza, e possono portare a ritiro sociale, isolamento e depressione, con ripercussioni anche sul “sistema famiglia”.

Per questo la persona ipovedente va supportata psicologicamente affinché attivi le risorse interiori e si adatti in maniera realistica alla nuova condizione. Fondamentale, inoltre, è favorire i rapporti interpersonali per ridurre l’isolamento e il senso di inutilità che può derivarne.

Che fare?

La vista perduta purtroppo non può essere riacquistata, ma si può imparare a sfruttare al meglio il proprio residuo visivo. È questo il fondamento della riabilitazione visiva, che costituisce il completamento dei trattamenti medici e chirurgici.

L’obiettivo primario della riabilitazione visiva è migliorare la qualità di vita delle persone, attraverso il recupero del miglior livello fisico, funzionale e psicologico, ma soprattutto delle relazioni sociali. La presenza di un’ipovisione in età evolutiva richiede che l’intervento abilitativo/riabilitativo sia il più precoce possibile.

Infatti, un bambino ipovedente che non riceve stimoli adeguati dal sistema visivo può presentare un ritardo nello sviluppo cognitivo, motorio e relazionale. In questi casi la presenza di un deficit visivo ha delle implicazioni significative non solo per il bambino, ma anche per la sua famiglia che deve rientrare nel progetto abilitativo/riabilitativo.

Anche nel giovane e nell’adulto la riabilitazione, per essere efficace, deve iniziare prima possibile. Il primo passo è la presa in carico dell’individuo da parte di un’equipe multidisciplinare, composta da diverse figure professionali, che progetta assieme alla persona ipovedente il programma riabilitativo possibile. Insieme si individuano anche le diverse soluzioni possibili (occhiali ingrandenti, videoingranditori fissi o portatili, filtri, ausili elettronici, accorgimenti per smartphone, tablet, e pc, software dedicati) effettuando degli incontri di addestramento (training).

In determinate circostanze la riabilitazione visiva si avvale anche di sedute di stimolazione neurovisiva. Occorre poi programmare nel tempo dei momenti di verifica e di rivalutazione quando le condizioni visive si modificano.

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