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copertina rapporto statistico salute

OMS: vita più lunga, ma permangono disuguaglianze


20 maggio 2016 – L’aspettativa di vita nel mondo è aumentata di cinque anni in quindici anni (2000-2015). Soprattutto grazie alla riduzione della mortalità in Africa. Questa e altre statistiche sanitarie mondiali compaiono nel nuovo Rapporto OMS presentato il 19 maggio a Ginevra, in cui l’Italia è settima al mondo come anni che mediamente si vivono alla nascita (il nostro Paese è terzo in Europa con una media di 82,7 anni). Insomma, Gruppo statuario posto davanti all'Oms (sede centrale di Ginevra). Un anziano, divenuto cieco a causa dell'oncocerchiasi, viene accompagnato da un giovane sono dati che fanno letteralmente aprire gli occhi. Se a livello mondiale una persona nata nel 2015 poteva mediamente contare di vivere 71,4 anni, l’aspettativa di vita in salute si attesta invece attorno ai 63,1 anni (64,6 per le donne, 61,5 per i maschi).

Ben 1,7 miliardi di persone sono colpite da malattie tropicali dimenticate (tra cui ci sono due patologie oculari: l’oncocercosi e il tracoma). Inoltre sono 1,1 miliardi le persone che, a livello mondiale, ancora fumano (con potenziali danni per la salute che vanno dai tumori ai polmoni a un maggiore rischio di cecità causato soprattutto dall’AMD, ndr). Molti non vivono in modo sano: sono 1,8 miliardi gli individui costretti a bere acqua contaminata (con annesso rischio, tra l’altro, di essere colpiti da tracoma). Inoltre permangono forti disuguaglianze nell’accesso all’assistenza sanitaria.
“È manifesto – scrive l’OMS – che esistono forti differenze nell’indice di diseguaglianza relativa […] a livello di copertura [sanitaria] dei Paesi, in molti dei quali le differenze relative sono, tra i poveri e la media nazionale, inferiori al 10% della copertura, mentre in parecchi Paesi ci sono differenze di oltre il 40%”. Insomma, il modello universalista – che consenta l’accesso a visite, trattamenti e cure indipendentemente dal reddito – è ancora un obiettivo lontano a livello mondiale.

Infine sono in aumento le malattie croniche non trasmissibili, ad esempio il diabete.

Fonte: WHO

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