Gentile utente, i tempi della sperimentazione non si possono prevedere. In ogni caso questo tipo collirio è stato sperimentato per la retinite pigmentosa, una malattia genetica degenerativa della retina: stanno cercando di metterlo a punto attualmente dei ricercatori italiani, che hanno testato una molecola su cavie di laboratorio vive, di cui sono riusciti a rallentare la degenerazione dei fotorecettori. Se i risultati saranno confermati sull’uomo, un giorno si potrà contrastare la morte delle cellule retiniche – che avviene generalmente a partire dalla periferia, colpendo per primi i bastoncelli –, tardando o persino evitando l’ipovisione e la cecità.
La formulazione in gocce – a base di un principio attivo, la miriocina, veicolata sotto forma di nanosfere – potrà, in futuro, essere d’aiuto. Dovrà però essere confermato sugli esseri umani che il meccanismo d’interruzione della catena che distrugge i fotorecettori sia veramente efficace: l’obiettivo è bloccare la produzione di ceramide, un messaggero molecolare che causa la morte delle cellule nervose retiniche. Per ora si sa che il collirio somministrato alle cavie di laboratorio ha consentito di raddoppiare la durata della visione: i topi sono diventati ciechi dopo un massimo di 90 giorni anziché di 40.
I risultati sono stati pubblicati sull’autorevole rivista PNAS da un team italiano coordinato da Enrica Strettoi, prima ricercatrice dell’Istituto di Neuroscienze del CNR pisano, a cui hanno partecipato anche l’Università di Milano, l’Università di Pisa (Dipartimento di psichiatria, farmacologia, neurobiologia e biotecnologia) e la Fondazione G. B. Bietti di Roma.
Cordiali saluti IAPB Italia onlus.