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Calazio: sintomi, cause, cure e rimedi

Cos’è?

Si tratta di una piccola neoformazione caratterizzata dall’infiammazione delle ghiandole di Meibomio, che si trovano all’interno delle palpebre e contribuiscono, col loro secreto, alla formazione delle lacrime. Il calazio di solito si presenta come una piccola pallina o punta bianca localizzata sulla palpebra, ben visibile ad occhio nudo oppure percepibile al tatto.

Quali sono i sintomi?

  • Gonfiore delle palpebre,
  • dolore,
  • iperemia congiuntivale.

L’entità dei sintomi dipende dal grado d’infiammazione della ghiandola e dal numero di ghiandole coinvolte. La dimensione del calazio varia: può essere piccola (tipo un grano di miglio) oppure più grande, fino ad arrivare a gonfiori talmente consistenti da causare la chiusura della palpebra.

Quali sono le cause?

Generalmente il calazio è legato ad una dieta non equilibrata e disordinata e, soprattutto, al consumo eccessivo di:

  • insaccati
  • dolciumi
  • formaggi
  • cibi ricchi di grassi, ecc.

Altrimenti, in alcuni casi, soprattutto nei bambini, può essere dovuto a difetti visivi non corretti. Infatti, la contrazione involontaria dei muscoli oculari, può causare la chiusura del dotto escretore delle ghiandole di Meibomio e, quindi, il secreto ghiandolare può avere difficoltà a fuoriuscire, con conseguente gonfiore e infiammazione palpebrale. Altri fattori coinvolti nella formazione del calazio sono: costituzionalità, patologie del tratto intestinale, stati ansiosi, blefariti.

Il calazio nei bambini?

Come negli adulti anche nei bambini si può osservare, a volte anche con una certa frequenza, la formazione di calazi. È sicuramente un dato di fatto che i più piccoli tendono spesso a toccarsi gli occhi con le mani sporche, a volte per gioco, altre per capriccio, altre ancora per stanchezza/sonnolenza, e tale gesto porta inevitabilmente ad una scarsa igiene oculare, con conseguente predisposizione alla formazione del calazio. Inoltre spesso i bambini tendono a non seguire un’alimentazione corretta, abusando di cibi grassi o ricchi di zuccheri (cioccolato, merendine, patatine fritte ecc.). Da non sottovalutare, infine, il ruolo che potrebbero avere nella formazione del calazio nei bambini, i fattori ambientali, genetici ed ereditari.

Per curare il calazio, soprattutto nei bambini molto piccoli, si può ricorrere almeno in prima battuta a dei rimedi naturali, che consistono nell’applicare sull’occhio interessato per un paio di volte al giorno degli impacchi caldo-umidi. Se a distanza di qualche giorno la tumefazione palpebrale non dovesse accennare a risolversi, si dovrà consultare un oculista, che provvederà ad impostare una terapia adeguata (di solito a base di colliri o unguenti antibiotici o antibiotico/cortisonici).

Quali rimedi e cure sono indicate?

Sicuramente la terapia di base consiste in una dieta sana, con un’eventuale assunzione di fermenti lattici vivi, in modo da regolarizzare l’assorbimento intestinale dei nutrienti. Inoltre, è indicato un delicato massaggio della palpebra gonfia per cercare di rimuovere meccanicamente l’ostruzione del dotto escretore della ghiandola.

Il massaggio può essere eseguito per alcuni minuti, fino a 2-3 volte al giorno. È importante assicurarsi di aver lavato bene le mani, dopo di che si identifica il punto della palpebra dove è presente il calazio e con il polpastrello del dito si applica una lieve pressione eseguendo un movimento rotatorio prima in senso orario e poi antiorario (non importa se durante l’operazione si avverte un leggero dolore/fastidio).

L’utilizzo di pomate antibiotiche o antibiotico-cortisoniche va prescritto esclusivamente dal medico oculista (si può effettuare il massaggio circolare descritto in precedenza, nel momento in cui si applica la pomata sulla palpebra). Sempre su indicazione dell’oculista è possibile in alcuni casi ricorrere a rimedi naturali, al così detto “rimedio della nonna”, effettuando un paio di volte al giorno, degli impacchi caldo-umidi (con acqua bollita), servendosi di una garzina imbevuta e posizionata esternamente sulla palpebra chiusa per una decina di minuti. In ogni caso, potrebbero verificarsi delle ricadute. È opportuno, inoltre, accertarsi che non siano presenti difetti visivi non corretti perché l’affaticamento visivo può contribuire all’insorgenza del calazio.

Cosa va evitato?

Bisogna evitare gli impacchi troppo caldi, soprattutto quando è presente una forte infiammazione: la cute palpebrale già arrossata e tesa per la presenza del calazio, sottoposta a temperature elevate potrebbe ustionarsi, con conseguente peggioramento dei sintomi per il paziente. Soprattutto quando si parla di bambini (ma è un consiglio valido anche per gli adulti) è bene non spremere il calazio o strofinare la palpebra con violenza. Infine, in presenza di uno o più calazi (calazio multiplo) si consiglia di evitare di truccarsi e di indossare le lenti a contatto.

Fake news sul calazio

Se leggete di far scoppiare o pungere il calazio per drenarlo non fatelo assolutamente, perché l’operazione potrebbe far insorgere infezioni.

Quanto dura?

Generalmente la tumefazione scompare entro 7-10 giorni. Tuttavia, se dopo diverse settimane il calazio dovesse permanere ancora, potrebbe essersi formata una “capsula” (calazio incistato) che congloba la ghiandola: in questo caso bisognerebbe procedere, dietro indicazione dell’oculista, con un piccolo intervento chirurgico ambulatoriale per l’asportazione di una o più ghiandole. Generalmente il trattamento chirurgico è consigliato quando il calazio non va via spontaneamente o risulta refrattario alla terapia medica; oppure quando è di dimensioni elevate e non tende a regredire; infine, quando provoca eccessivi disturbi al paziente

In alcuni casi, dopo una prima guarigione, il calazio può ripresentarsi (calazio recidivante) nello stesso punto in cui è apparso la prima volta, o in una zona adiacente della palpebra, oppure nell’occhio controlaterale. In tali casi è consigliabile indagare con il proprio oculista sulle possibili cause sistemiche (disfunzioni intestinali, rosacea, dermatite seborroica, patologie tiroidee), che potrebbero determinare la comparsa frequente dei calazi.

Si può fare un intervento?

L’intervento chirurgico si effettua attraverso un’incisione del tessuto palpebrale, seguita da asportazione e pulizia della ghiandola infiammata. In genere per evitare cicatrici si interviene dalla parte interna della palpebra, in alcuni casi si procede dall’esterno applicando poi dei punti di sutura.

Calazio e orzaiolo

Palpebre arrossate, gonfie e doloranti sono sintomi che caratterizzano anche l’orzaiolo. Le due patologie, però, hanno origine diverse. L’orzaiolo è causato da un’infiammazione di natura batterica che colpisce un tipo di ghiandole diverse rispetto al Calazio: le ghiandole di Zeiss. Inoltre spesso il calazio non mostra una sintomatologia dolorosa come avviene di solito per l’orzaiolo.

Aggiornamento scientifico: 15 Marzo 2021.

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