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Editing genetico contro la retinite pigmentosa

La tecnica CRISP ha consentito un recupero parziale della funzionalità retinica nelle cavie o un rallentamento della degenerazione cellulare

dna-animazio6b00-176ce.gifL’oftalmologia è all’avanguardia a livello di terapie geniche. Lo attesta uno studio condotto presso la Columbia University (Usa): un trattamento pionieristico per la retinite pigmentosa è appena stato appena descritto nella versione online di Ophthalmology, testata dell’Accademia Americana di Oftalmologia.

Anche se sperimentata solo su cavie animali (topi), la tecnica di correzione CRISPR – che consente una sostituzione automaticamente di sequenze difettose del DNA – secondo i ricercatori “può ripristinare la funzionalità retinica” o almeno rallentare la degenerazione delle cellule nervose.

Per avere un’idea più precisa di come funzioni, è come se una parola digitata in modo errato in un testo venisse rimpiazzata ovunque con la parola corretta mediante il comando “trova e sostituisci”. Ovviamente c’è anche il rischio potenziale che vengano modificate sequenze genetiche che invece non causano la patologia retinica; dunque gli effetti collaterali della CRISP dovranno ulteriormente verificati. La stessa strategia terapeutica genetica si può sfruttare per altre centinaia di patologie (come la malattia di Huntington, la sindrome di Marfan, le distrofie corneali).

L’American Academy of Ophthalmology scrive:

La retinite pigmentosa è un gruppo di patologie genetiche rare ereditarie causate da oltre 70 geni. Coinvolge la degenerazione e la perdita delle cellule della retina, il tessuto fotosensibile adagiato sul fondo dell’occhio. Tipicamente colpisce durante l’infanzia e ha una progressione lenta, riducendo la visione periferica e diminuendo la visione di notte. La maggior parte delle persone perde la vista entro l’inizio dell’età adulta e diviene cieca legale entro i 40 anni. Non esistono cure. Si stima che nel mondo colpisca indicativamente una persona su quattromila.

cavia_laboratorio_topolino_web-photospipf504e44d12cf42d3f12800d96439791f.jpgAlla Columbia University si sta studiando come trattare la forma autosomica dominante di retinite pigmentosa. Si ritiene che diversi tipi di mutazione genetica possano portare alla medesima patologia oculare. Ad esempio qualunque mutazione del gene della rodopsina (molecola indispensabile per il corretto funzionamento della retina) può causare quella malattia genetica. Sfruttando due RNA guida invece di uno solo ha aumentato la probabilità di sostituire i geni difettosi dal 30 al 90 per cento, sempre sfruttando il virus del raffreddore (adenovirus) preventivamente reso innocuo. I risultati sono stati poi valutati con un elettroretinogramma, che potremmo considerare l’analogo dell’elettrocardiogramma per la retina.

L’American Academy of Ophthalmology spiega:

Mentre gli studi precedenti sulla CRISP applicata alle patologie retiniche erano basati su una misurazione meno oggettiva – si era valutato quante volte il topo girasse la testa verso una fonte luminosa –, il dott. Stephen H. Tsang si è avvalso dell’elettroretinografia [ERG] per dimostrare che la degenerazione retinica rallentava negli occhi trattati in confronto agli altri.

Fonti: AAO, Ophthalmology

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