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Se uno smartphone strizza l’occhio alla prevenzione

Se uno smartphone strizza l’occhio alla prevenzione Il progetto Peek in Kenya: la telemedicina “creativa” aiuta a evitare la cecità 29 maggio 2015 – Tutto è iniziato con un viaggio di lavoro di un oculista in Kenya. Nel 2013 doveva studiare come prevenire la cecità nel Paese africano con una squadra di 15 persone, ma si è scontrato con notevoli problemi pratici: dalla mancanza di energia elettrica alla carenza di attrezzature. Quindi ha finito con l’ideare un dispositivo diagnostico alternativo basato su un comune smartphone . Del progetto Peek ora parla anche la rivista Jama Ophthalmology : gli autori sostengono che i risultati associati all’acuità visiva sono comparabili con quelli ottenuti con i comuni tabelloni con le lettere (ottotipi). Lo studio è stato condotto per sei anni su un gruppo di 300 keniani di almeno 55 anni. Il cellulare “implementato” (si aggiunge un cappuccio che consente di vedere il cristallino e il fondo dell’occhio) è uno strumento importante per la prevenzione della cecità laddove non ci siano oculisti disponibili: aiuta a diagnosticare la cataratta o malattia della retina (maculopatie) inviando le foto scattate a un centro remoto dove si trovano oculisti esperti (possono trovarsi anche a Londra). Nelle zone più povere dell’Africa sono spesso gli infermieri a eseguire gli interventi di cataratta. Però occorrono sistemi per fare diagnosi a basso costo. La sempre maggiore diffusione di cellulari avanzati ha aiutato la fantasia dell’oculista inglese che oggi può cantare vittoria.

Fonti: Jama Ophthalmology , Bbc , Npr

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