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Malattie croniche, le carenze nell’assistenza

Cittadinanzattiva: tempi lunghi per diagnosi e cure, si ascoltano poco i pazienti

posto_letto-chiaroscuro-web-2.jpgDa un lato ci sono le attese troppo lunghe, si è indietro nell’applicazione di programmi di prevenzione perché l’Italia investe ancora troppo poco e i cittadini possono registrare – in particolare quando sono affetti da una malattia cronica – anche ritardi nella diagnosi (soprattutto se rara). Dall’altro lato i ricoveri possono richiedere troppo tempo anche perché, nel nostro Paese, si sta verificando un’allarmante riduzione di posti letto [[a fronte, invece, di un aumento degli anziani: secondo l’Istat 22 persone su 100 hanno almeno 65 anni, ndr]].

Sono questi i principali aspetti critici dell’assistenza sanitaria italiana evidenziati nel nuovo Rapporto di Cittadinanzattiva presentato a Roma il 27 aprile. Questa onlus ha consultato 46 associazioni – rappresentative di oltre 100 mila cittadini – per redigere una pubblicazione di un centinaio di pagine intitolata “In cronica attesa”. Una fotografia che, per molti versi, si rivela impietosa pur nella sua utilità (oscurando comunque i primati positivi del nostro Sistema sanitario nazionale).

Cosa dicono le associazioni

anziane-solidali-teste-web-photospip9f18bb9d5b2e17ec700631c6cbde73c3.jpgPiù del 60% delle associazioni segnala la carenza di servizi socio-sanitari sul proprio territorio e le difficoltà ad orientarsi; più della metà evidenzia difficoltà in ambito lavorativo, legate alla propria patologia, nonché disagi nel comunicare la malattia, oltre alle difficoltà economiche. Una crescente quota di cittadini si ritrova, tra l’altro, a sostenere spese più consistenti per la salute. Le associazioni che, nel 2016, hanno partecipato a programmi di screening sono solo poco più di un quarto di quelle intervistate (26%).

Il grande fardello delle patologie croniche

Il nostro Paese sente tutto il peso della malattie croniche: colpiscono quasi quattro italiani su dieci (il 38,3% degli italiani, pari all’incirca a 23,6 milioni di persone), mettendo a dura prova la sostenibilità del nostro Sistema sanitario nazionale (SSN). Le patologie croniche più diffuse sono l’ipertensione (vedi retinopatia ipertensiva), l’artrosi o artrite e le malattie allergiche (vedi anche congiuntivite).

Poco ascolto da parte dei camici bianchi

medico20gene419d-df9f1.jpgNel rapporto col medico sono diversi i limiti riscontrati: il 78% del campione riscontra poco tempo per l’ascolto, sottovalutazione dei propri sintomi (44%), lamenta la poca reperibilità (42%) e la scarsa empatia (26%). Si è ancora indietro sui programmi di prevenzione soprattutto perché si investe troppo poco: nel nostro Paese si stimano 83€ a persona di spesa per questa voce, cifra inferiore a quella di Paesi come il Regno Unito, la Germania, la Danimarca, l’Olanda e la Svezia.

“Diagnosi in tempi lunghi ed esiti incerti: a volte – scrive Cittadinanzattiva – occorrono anni di attesa, sofferenza, solitudine ed incertezza, accompagnati da costi non indifferenti, prima di arrivare ad una diagnosi certa di malattia cronica o rara”. Più della metà degli intervistati (58%) dice di non essere stato sottoposto/a a programmi di screening nel caso in cui a un familiare sia stata riscontrata una malattia genetica; il 60%, invece, conferma un ritardo diagnostico.

Ritardi nel Piano nazionale della cronicità

La presa in carico del paziente affetto da una patologia cronica è il cuore del Piano nazionale della cronicità e il punto sul quale si misura la qualità dell’assistenza fornita. I cittadini, nel 68% dei casi, si recano invece al Pronto soccorso (con conseguente e inopportuno intasamento). Questo avviene anche perché non si accorciano i tempi di attesa nel percorso di cura: un’associazione su due afferma che non esiste un percorso agevolato che garantisca tempi certi per l’accesso alle prestazioni sanitarie.

Meno posti letto in ospedale

Nel frattempo – osserva ancora Cittadinanzattiva – la riduzione dei posti letto ospedalieri comporta che, in due casi su cinque, i pazienti debbano ricoverarsi lontano dalla propria residenza o, in più di un caso su tre, accontentarsi di un posto letto in un reparto non idoneo.

Quando il ricovero avviene in una struttura riabilitativa, lungodegenza o residenze sanitarie assistenziali (RSA), i cittadini segnalano lunghe attese per accedervi (68%), la mancanza di équipe con diverse professionalità (40%), la necessità di pagare una persona che assista il paziente ricoverato (32%) o il costo eccessivo della stessa struttura (28%). In caso di assistenza domiciliare, invece, il primo ostacolo è, ancora oggi, nella sua attivazione (63%), il numero insufficiente di ore erogate (60%) o la mancanza di figure specialistiche necessarie (45%). Per il 40% manca anche l’assistenza di tipo sociale.

Difficoltà nel riconoscimento dell’handicap

cieco20con20aaf2-ca49d.jpgRiscontrate difficoltà burocratiche soprattutto legate al riconoscimento dell’invalidità civile e dell’handicap e riguardano: per il 46% l’accesso all’indennità di accompagnamento, per il 39% il riconoscimento dell’handicap, per il 31% l’accesso alla pensione di inabilità, per il 27% l’assegno mensile di invalidità civile, per il 15% l’indennità di frequenza. Sull’assistenza protesica ed integrativa, oltre la metà delle associazioni lamenta troppe differenze regionali.

Poca appropriatezza

Sull’appropriatezza emergono, secondo Cittadinanzattiva, aspetti critici rilevanti: ben il 58% riferisce che i suoi sintomi sono stati sottovalutati, con conseguente ritardo nella cura; uno su quattro segnala invece di aver dovuto fare esami inutili o perché non adatti alla propria patologia o perché ripetuti più volte. A livello di aderenza terapeutica, invece, il 59% riferisce che essa è dovuta ai costi indiretti della cura, il 52% alle difficoltà burocratiche, il 39% a interazioni con altri farmaci o ai costi della terapia. In altri casi interviene, infine, lo scoraggiamento: perché non si ottengono i risultati attesi (36%) o perché si tratta di una terapia eccessivamente lunga e complicata (26%).

Sanità digitale in ritardo

Sulla sanità digitale il nostro Paese ancora arranca (ad eccezione di alcune Regioni più virtuose, ndr): il 64% dice di non essere stato coinvolto in nessun progetto di telemedicina e, nonostante la ricetta elettronica sia stata introdotta già da alcuni anni, il 49% ritiene che essa non abbia prodotto alcun risultato o, al limite, solo in alcune realtà (22%).

Link utile: infografiche

Fonte: Cittadinanzattiva

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