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Alla ricerca delle cause genetiche della miopia

Alla ricerca delle cause genetiche della miopia In un’isola del Pacifico l’incidenza del vizio refrattivo è molto bassa. Conta però anche lo stile di vita sano 24 luglio 2012 – Nettamente meno miopi della media, tanto da diventare un caso internazionale. Gli scienziati australiani tengono d’occhio gli abitanti dell’isola di Norfolk. Sperduta nel Pacifico meridionale, distante 1600 chilometri da Sydney, è abitata da discendenti di marinai che si ammutinarono alla fine del ‘700 contro la marina inglese: laggiù nove persone su dieci vedono perfettamente da lontano. L'isola di Norfolk è quella cerchiata L’incidenza della miopia, in quell’isola felice, è più bassa di quella australiana (16% della popolazione con più di 40 anni) e una delle minori al mondo. Dunque i ricercatori universitari stanno studiando il codice genetico della popolazione sperando di carpirne i segreti. In uno studio pubblicato lo scorso anno già si faceva notare come, su 677 persone con più di 15 anni sottoposte a check-up, solo il 10,1% degli isolani fosse miope. Per avere un termine di paragone in Italia si stima che i miopi siano, invece, circa il 25% della popolazione: un esercito di 15 milioni di individui. Anche lo stile di vita gioca la sua parte. È ormai dimostrato che se, da bambini, si trascorre molto tempo al sole e all’aria aperta, è più difficile che insorga la miopia. Infatti la luce solare induce la retina a rilasciare la dopamina, un neurotrasmettitore che tra l’altro rallenta l’allungamento eccessivo del bulbo oculare tipico dei miopi (a causa del quale si vede sfocato da lontano perché i raggi luminosi convergono davanti alla superficie retinica). In conclusione la miopia è, almeno in parte, prevenibile. Infatti, secondo l’Università di Cambridge, per ogni ora in più trascorsa fuori casa da bambini la probabilità di essere colpiti dal più comune vizio refrattivo si riduce di circa il 2% ( clicca qui per approfondire). Anche gli aspetti genetici, tuttavia, necessitano di essere ulteriormente approfonditi.

Fonti: Lions Eye Institute (Australia), AAO.

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