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Staminali limbari per rigenerare la cornea

Staminali limbari per rigenerare la cornea In caso di ustione le staminali sono efficaci in almeno tre casi su quattro 25 giugno 2010 – Le ustioni della superficie oculare possono essere curate efficacemente con le staminali. Un’équipe diretta dal Prof. Paolo Rama ha restituito alla cornea la sua caratteristica trasparenza sfruttando le cellule ‘bambiné prelevate da un occhio sano. Infatti, in una zona chiamata limbus (anello sclero-corneale in corrispondenza dell’iride) c’è una ‘miniera’ cellulare con cui si possono riparare efficacemente i tessuti oculari superficiali. Nel 76,6% dei casi – su 112 pazienti – il recupero è stato considerato ‘permanenté (dopo dieci anni). La trasparenza della superficie oculare di fronte all’iride è essenziale per una buona vista: la cornea è la prima lente naturale (esterna) attraverso la quale i raggi luminosi iniziano a convergere, per poi passare attraverso la lente interna (il cristallino), che fa convergere ulteriormente i raggi, consentendo alle immagini di giungere a fuoco sulla retina. “Le culture di cellule staminali limbari – hanno concluso i ricercatori – rappresentano una

Fonte di cellule per il trapianto nel trattamento della distruzione della cornea umana dovuta alle ustioni”. Queste ultime si verificano, ad esempio, quando sostanze chimiche caustiche finiscono accidentalmente negli occhi. Una cornea sana è perfettamente trasparenteLo studio è stato condotto presso i laboratori del Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Il lavoro è stato pubblicato sull’autorevole New England Journal of Medicine.

Leggi anche: “ Cecità corneale Nota: la ricerca è stata finanziata, tra gli altri, dal Ministero della Salute e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Direttore dell’Unità operativa di Oculistica dell’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano. Referenza originale: “Limbal Stem-Cell Therapy and Long-Term Corneal Regeneration”, N Engl J Med, Rama et al., 10.1056/NEJMoa0905955

Fonte principale: New England Journal of Medicine .

Ultima modifica di questa pagina: 19 luglio 2010.

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