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ospedale e barella

Prevenzione a macchia di leopardo

Secondo Cittadinanzattiva quasi una persona su 10 non si cura per problemi economici e liste d’attesa eccessive

Un federalismo sanitario che non risponde davvero ai bisogni di salute dei cittadini italiani, ma che comunque varia a seconda della zona di residenza. Quasi una persona su dieci rinuncia a curarsi per motivi economici e liste di attesa; la prevenzione si fa a macchia di leopardo, con un Sud che “arranca” e regioni importanti come il Lazio e il Veneto che fanno passi indietro. Sono queste le conclusioni della onlus Cittadinanzattiva , che il 23 febbraio 2016 ha presentato a Roma il suo nuovo Rapporto.

Spesa privata sanitaria più alta di media Ocse

La spesa sostenuta privatamente dai cittadini per prestazioni sanitarie in Italia è al di sopra della media OCSE (3,2% a fronte di un 2,8% medio dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), con una forte variabilità regionale. La spesa sanitaria pubblica pro capite, nel 2013, ha assunto valori massimi nella Provincia autonoma di Trento e Bolzano o in Valle d’Aosta, mentre ha avuto valori minimi in Campania. Nelle Regioni in piano di rientro si registrano livelli di tassazione più elevati: l’addizionale regionale Irpef media più alta è stata registrata nel Lazio, seguita dalla Campania. In generale le Regioni in Piani di rientro sono quelle che, a fronte di una minore spesa pubblica, spesa privata e di una elevata tassazione, danno meno garanzie ai cittadini nell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (LEA).

Liste d’attesa e ticket eccessivi causano rinuncia alle cure

Un cittadino su quattro – fra gli oltre 26 mila che si sono rivolti al Tribunale per i diritti del malato nel 2015 – lamenta difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie per liste di attesa (oltre il 58%) e per ticket troppo alto (31%). In particolare sono i residenti in Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Sicilia, Trento e Bolzano e Veneto ad affermare di attendere troppo per visite ed esami. Nelle Regioni del Sud si riscontra la maggior quota di rinunce alle cure (11,2%), a cui seguono il Centro (7,4%) e il Nord (4,1%). In generale, su un campione di 16 prestazioni sanitarie, i tempi minimi di attesa si sono registrati nel Nord-Est o nel Nord-Ovest, mentre i tempi massimi si sono segnalati al Centro (in 12 casi su 16). L’importo del ticket varia da regione a regione sia a livello farmaceutico che di prestazioni specialistiche ambulatoriali: nel 2014 Cittadinanzattiva ha registrato un +4,5% dei ticket sui farmaci e un -2,2% sulla specialistica. Inoltre si sono ridotti i posti letto per acuti (-13.377 tra il 2010 e il 2013).

Prevenzione, si fa meno al Sud

Sulla prevenzione il Meridione fatica, mentre Lazio e Veneto fanno passi indietro. Su 16 Regioni monitorate dal Ministero della Salute nel 2013 sul fronte prevenzione, solo la metà risulta in linea con le indicazioni date dal Ministero stesso rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza: si tratta di Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana, Umbria e Veneto. Però tre di esse hanno fatto passi indietro rispetto al 2012 (Basilicata -7,5%; Liguria -7,5%; Veneto -10%). Fra le otto inadempienti (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia), quattro hanno perso ulteriormente colpi (Puglia -15%, Sicilia -7,5%, Calabria e Campania -5%).

Cosa fare secondo Cittadinanzattiva

“E’ ora di passare dai piani di rientro dal debito ai piani di rientro nei Livelli Essenziali di Assistenza, cruciali per la salute dei cittadini – ha dichiarato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva – e la riduzione delle diseguaglianze. Per andare dietro alla sola tenuta dei conti, oggi alcune regioni in piano di rientro hanno un’offerta dei servizi persino al di sotto degli standard fissati al livello nazionale, ma con livelli di Irpef altissimi e ingiustificabili dai servizi resi. L’Irpef diminuisca proporzionalmente al diminuire del debito, sino a tornare, al momento dell’equilibrio, ai livelli precedenti al Piano di Rientro”.

Fonte principale: Cittadinanzattiva

Pagina pubblicata il 23 febbraio 2016

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